AI MARGINI DEL DOMANI
ALFA ROMEO MONTREAL
05 maggio 2024 - Scritto da Virgiliu Andone

Quando il rivoluzionario designer italiano Marcello Gandini chiuse gli occhi, l'assordante muro di nero fu rotto da un lampo di luce. Un'improvvisa luminosità ha pervaso le sue palpebre, lasciando una breve coda di arancione sulla sua retina a riposo. Un taglio nel buio. Le palpebre di Gandini sono ormai chiuse per sempre, ma i raggi che le hanno attraversate ci illumineranno finché continueremo a guardare le sue opere.

Fu con la presentazione della concept Lamborghini Marzal, nel marzo 1967, che la tendenza stilistica tagliente e tayloristica si impose sulla scena del design automobilistico. Fresco dell'insondabile successo della Miura, lanciata appena l'anno prima, Gandini portò la Carrozzeria Bertone, fondata nel 1912, in una direzione completamente nuova, facendo immediatamente sentire tutto il resto in ritardo rispetto ai tempi. Un anno dopo la Marzal, l'Alfa Romeo ebbe il primo assaggio del nuovo linguaggio di design con la supercar Carabo, che annunciò la direzione del design del marchio per i successivi vent'anni. Le premesse per la creazione dell'auto che oggi abbiamo portato a vedere da vicino sono state poste.

Siamo al Motorworld di Monaco, in un luogo precedentemente dedicato a un'altra forma di trasporto. A partire dagli anni Venti, la Deutsche Bahn, l'operatore ferroviario tedesco, utilizzò questo edificio come struttura per la manutenzione delle locomotive a vapore e successivamente dei treni elettrici. Qui tutto è in scala gigante, 75.000 m² di tempio industriale del passato, con travi massicce, ponti e gru che riportano alla Metropolis di Fritz Lang del 1927. Infatti, sotto il tetto di questo padiglione a statuto protetto, un tempo trascurato, c'è un'intera città dedicata alla passione per l'automobile.

Con la città che si fa silenziosa intorno a noi, siamo arrivati al momento in cui i pensieri della giornata si cristallizzano nella nostra mente. È facile capire perché Marcelo Gandini consideri la Montreal come il suo "Clair de lune", la sua più grande partitura di sempre. Grande ammiratore del compositore di musica classica Claude Debbussy, che gli era stato presentato dalla nonna francese, Gandini ha evocato la stessa vibrazione emotiva del pezzo impressionista per pianoforte con le cime dipinte di arancione e i profondi recessi bloccati di nero di questa Alfa.
Molte delle sue creazioni colpiscono, ma questa è forse la più abile nell'istigare all'amore.
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